Lanciano (Ch). Accade in Abruzzo che ad una multinazionale, per 46 volte e in meno di 2 anni, vengano rigettate per infondatezza le pretese di risarcimento miliardario fatte ai cittadini che hanno cercato di difendere la loro terra. Si è spostata da tempo nelle aule di tribunale la battaglia contro l’elettrodotto Villanova-Gissi che, anni dopo la realizzazione dell’opera, si combatte ancora per chi si oppose strenuamente alle immissioni necessarie ad aprire i cantieri del colosso dell’elettricità per sollevare in cielo decine di tralicci dell’alta tensione. La società ritiene che opponendosi quella gente sia stata responsabile della ritardata attivazione dell’elettrodotto, ma i giudici stanno dando ragione ai proprietari dei terreni. “Terna ribadisce che, al fine di acquietare definitivamente la situazione venutasi a creare e ristabilire un clima di serenità e di collaborazione sul territorio, ha da tempo deciso di non proporre nessuna opposizione verso le decisioni emesse dai tribunali di Chieti e di Lanciano per i procedimenti riguardanti i cittadini della zona” scrive in una nota la società.
Al tecnico Antonio Di Pasquale, tra i protagonisti di questa incredibile vicenda, Terna aveva chiesto un risarcimento ultra miliardario e grazie alle più recenti sentenze il tecnico finalmente tira un sospiro di sollievo. Di Pasquale commenta e riporta le decisioni dei 4 giudici impegnati nei procedimenti, a suo carico, attivati dalla multinazionale. Sono 3 anni di traversie e vicissitudini e c’è davvero tanto da dire. La prossima udienza si terrà il 23 aprile quando si discuterà del contestato verbale redatto dai dipendenti Terna, per i fatti dell’8 luglio 2015 in contrada Sant’Onofrio, che riguarderebbe l’immissione nei terreni della famiglia Del Bello con la signora Franca Colanero finita in ospedale a fine giornata. Il dipendente che redasse l’atto è stato rinviato a giudizio e tra 7 giorni finalmente partirà il procedimento.
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